La Legge di bilancio contiene delle importanti novità anche per il mondo del lavoro autonomo. Una di queste riguarda l’Iscro, ovvero l’indennità straordinaria per la continuità reddituale e operativa delle partite Iva. Questo ammortizzatore è stato introdotto per la prima volta con la legge 30 dicembre 2020, n.178 in via sperimentale per il triennio 2021-2023. Pertanto, come più volte segnalato, al termine di quest’anno si concluderà anche la fase di sperimentazione. Questa fase per l’Iscro non è stata di certo edificante: numeri di adesione bassissimi, a causa di requisiti molto stringenti, con un parallelo incremento della contribuzione a carico del lavoratore pari allo 0,51%. Nei fatti un bilancio negativo per un ammortizzatore che ha comportato un incremento dei costi per tutti, ma un beneficio reale solo per pochissimi lavoratori.
Allo stesso tempo riteniamo che lo scopo con il quale è stato istituito questo ammortizzatore sociale debba essere preservato e valorizzato: dare un sostegno economico a quei lavoratori autonomi che vivono una condizione di difficoltà reddituale, al fine di evitare la chiusura della partita Iva e rilanciare l’attività con il supporto di formazione e politiche attive.
Pertanto, il lavoro della Cisl è stato quello di favorire un dialogo con il Governo, finalizzato a migliorare questa misura. Oggi possiamo ritenerci soddisfatti, in quanto le proposte di modifica dei requisiti di accesso all’ammortizzatore sociale sono stati recepiti all’interno della Legge di bilancio che è in discussione in questi giorni in Parlamento. In sintesi, i principali correttivi sono:
– superare la sperimentalità dell’intervento, rendendo strutturale la misura;
– avere un reddito nell’anno precedente alla presentazione della domanda inferiore al 70% della media dei redditi dei due anni precedenti. Anche questo requisito è migliorativo rispetto all’attuale 50%, pertanto il calo reddituale si riduce dal 50% al 30%;
– aver dichiarato nell’anno precedente la presentazione della domanda un reddito non superiore a 12.000 euro, a differenza degli attuali 9.000 euro circa. Anche questo requisito viene pertanto ampliato;
– essere titolari di partita Iva da almeno tre anni, in sostituzione degli attuali quattro. Questa modifica agevola soprattutto le giovani partite Iva che possono vedersi riconosciuto il beneficio con soli tre anni di apertura;
– riduzione del contributo a carico del singolo lavoratore autonomo, passando dagli attuali 0,51% allo 0,35% di incremento della contribuzione alla Gestione Separata Inps.
Si confermano, inoltre, altre caratteristiche importanti della misura, come quella di non chiudere la partita Iva in costanza di fruizione dell’ammortizzatore e la necessità di partecipare ai percorsi di riqualificazione professionale. Così come la durata della prestazione pari a sei mesi e il suo importo economico, da un minimo di 250 a un massimo di 800 euro mensili, non subiscono variazioni.
Riteniamo pertanto che le modifiche proposte in Legge di bilancio accolgano buona parte delle richieste delle associazioni di rappresentanza del mondo del lavoro autonomo e potranno così contribuire realmente a rendere questo ammortizzatore sociale un utile strumento di accompagnamento delle persone con un livello di utilizzo più ampio e diffuso.