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Stop al pagamento dei contributi per i lavoratori autonomi

Stop ai pagamenti dei contributi per i professionisti e autonomi grazie all’aumento del fondo istituito presso il Ministero del Lavoro con l’ultima legge di Bilancio. Un aumento che passa dal miliardo originariamente previsto al miliardo e mezzo incrementato con l’ultimo Decreto Sostegni.

L’istituzione del Fondo è finalizzata all’introduzione di un esonero contributivo previdenziale, fino ad un massimo di 3000 euro per l’anno 2021. L’obiettivo è quello di sostenere le partite iva che in questo ultimo anno hanno subito gravi perdite a causa della pandemia.

Le categorie che possono usufruire dell’esonero sono: i lavoratori autonomi e professionisti iscritti alla Gestione separata INPS ai sensi dell’articolo 2, comma 26, della legge n. 335/1995 dell’INPS; i professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza di cui al Decreto Legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e al Decreto Legislativo 10 febbraio 1996, n. 103; i medici, infermieri e altri professionisti e operatori di cui alla legge 11 gennaio 2018 numero 3, già collocato in quiescenza a cui sono stati conferiti incarichi di lavoro autonomo o di collaborazione coordinata e continuativa per far fronte all’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Per le prime due categorie di soggetti, ovvero i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata e i professionisti che versano nelle casse di previdenza private, hanno diritto all’esonero parziale dai contributi dovuti per l’anno 2021 nel caso in cui abbiano percepito nel periodo d’imposta 2019 un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro e che abbiano subito un calo del fatturato o dei corrispettivi nell’anno 2020 non inferiore al 33 per cento rispetto a quelli riferiti all’anno 2019. In questi casi i lavoratori che vogliono usufruire dell’esonero non devono essere titolari di un contratto di lavoro subordinato o di pensione diretta.

Sicuramente la finalità di questa norma non può che essere condivisibile, ovvero quella di dare un po’ di respiro a quei lavoratori autonomi, liberi professionisti che più di altri hanno sofferto il peso della crisi economica derivante dalla pandemia. Per molti di loro i diversi contributi a fondo perduto contenuti nei decreti ristori non sono stati sufficienti.

Riteniamo però che si debba iniziare a guardare oltre, proiettando lo sguardo verso l’uscita da questa emergenza. Diventa importante quindi non limitarci a prorogare forme di sussidio, che spesso profumano di assistenzialismo e lassismo, ma introdurre strumenti che in qualche modo devono essere legati alla ripartenza, funzionali a stimolare ciò che è realmente la linfa vitale di un lavoratore autonomo: la sua creatività e intraprendenza, la capacità di innovare e fare rete, di esplorare nuovi mercati diversificando la propria attività, trasformare un servizio standard in una particolarità.

Questo vuol dire iniziare ad uscire da una logica di misure finalizzate a tamponare l’emergenza, per andare verso la costruzione di politiche a sostegno della persona e del lavoro.

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